Quando, distrattamente, ho sentito parlare della sfida del foglio A4 ho pensato subito a qualcosa di letterario. Al raccontarsi, con il limite del non andare oltre la dimensione di una classica pagina. Bella sfida, mi son detta! Magari questa la faccio! Così sono andata in internet a cercare i dettagli per partecipare a questo gioco e capire meglio cosa ci fosse in ballo. Mi sono imbattuta, invece, nella ennesima dimostrazione della pochezza e del vuoto in cui sguazzano le nuove generazioni a livello globale e globalizzato. Fogli bianchi e adolescenti a nascondervisi dietro. Nessuna sfida di scrittura, ma l’imposizione di una eccessiva magrezza, l’esaltazione di corpi vuoti e di menti che, a quanto pare, non hanno niente da dire. Altro che raccontarsi, quest’assurdità è l’ennesima negazione di sé, la solita omologazione a canoni ridicoli per cui magrezza diventa automaticamente bellezza e sembra essere, ormai, l’unico valore riconosciuto!

L’ossessione per la magrezza esasperata stavolta arriva dalla Cina con la “A4 Waist Challenge” o “Sfida del foglio A4”. Una moda pericolosa che sta prendendo piede, nel mondo intero, a colpi di foto pubblicate sui gruppi dedicati a questa follia su Facebook, Twitter, Instagram…
Il gioco sta nel mostrarsi in foto con il suddetto foglio che copre il punto vita, che deve, quindi, essere più stretto di 21 cm (larghezza della pagina). Ovviamente più stretta è la vita meglio è, e non mancano i consigli alimentari e ginnici per ottenere risultati in questa direzione. Pullulano le foto di queste minuscole ragazzine, fiere della loro ossessiva magrezza, nei post contrassegnati da #a4waist, l’hashtag lanciato sul social. E indagando ancora più a fondo, si scopre che questa non è né la prima né l’unica moda insana, comparsa negli ultimi tempi.

Da pochi giorni è online un nuovo contest: l’”iPhone Challenge”. Per partecipare bisogna postare una foto dell’iPhone che viene tenuto sulle ginocchia giunte. Nato come la “A4 Waist Challenge” sul social cinese Weibo, precluso alle iscrizioni occidentali e per il quale è richiesto un numero di telefono cinese, sta sbarcando anch’esso in Occidente. Ma nei mesi scorsi le paladine della sub-forma fisica si sono cimentate in altre prove, seguendo le mode più folli che arrivano da tutto il mondo: la “thigh gap”, ossessione per lo spazio vuoto tra le cosce, secondo la quale stando in posizione eretta, a piedi uniti, le cosce non devono toccarsi; il “bikini bridge”, per cui viene fotografato il ponte che il pezzo di sotto del costume forma quando una ragazza ha le ossa dell’anca molto sporgenti ed è stesa in spiaggia; il “belly slot” cioè fotografarsi con un vero e proprio solco che parte dal seno per arrivare fino all’ombelico, e requisito fondamentale per averlo è essere molto magre, consumandosi di addominali; e il “collarbone”, ovvero mostrare con un selfie di avere clavicole così sporgenti da poter contenere nel solco una sfilza di monete o altri oggetti senza farli cadere.

Fortunatamente c’è chi dice no a queste mode, a questi modelli di vuota esteriorità. In rete si trovano tante parodie, ad esempio, del foglio A4, con molte donne e ragazze che mettono davanti ai loro corpi, belli e non ossessionati dalla magrezza, i loro diplomi e i loro certificati di laurea, oppure spostando avanti il foglio, si fotografano in gruppo dietro i 21 cm imposti dalla sfida. Ragazze con un cervello e una bellezza unica.
Nascono anche sfide di diverso tipo, per mostrare la realtà dei nostri corpi, perché diciamoci la verità, photoshop aiuta molto a restringere il punto vita o a creare un solco tra le cosce!
Ad esempio è nato un nuovo movimento che ha come scopo l’accettazione del corpo femminile: con l’hashtag #thighreading è partita la lettura delle cosce e si tratta di condividere foto (non ritoccate) delle proprie cosce così come sono, segnate da solchi e linee. Gambe naturali con smagliature, buccia d’arancia, cicatrici, nei e macchie. Perché i corpi delle donne, quelle vere, hanno imperfezioni che le rendono perfettamente uniche e come diceva una canzone, decisamente una canzonetta nemmeno troppo bella e che non avrei mai pensato di citare nella mia vita: “siamo donne, oltre le gambe c’è di più!”

La cosa veramente drammatica è che esistono siti internet e blog che propongono percorsi anoressizzanti (siti definiti Pro-Ana) e ogni abitudine e moda di cui ho letto viene esaltata dalla “thinispiration” (ispirazione alla magrezza) che sta alla base del pensiero di queste ragazze malate, alla ricerca costante di nascondere il proprio corpo “normale” in forme infantili e asessuate. Nonostante la riscossa delle curvy, il rilancio delle forme generose su riviste e media, le informazioni, a cui tutti possiamo accedere sulla salute, la thinispiration sta dilagando e l’ossessione psicofisica per la magrezza continua ad aumentare. Senza voler entrare nel merito dei meccanismi psicologici che stanno dietro ai disturbi del comportamento alimentare o Disturbi Alimentari Psicogeni (perché ricordiamoci sempre che alla base dell’anoressia nervosa non c’è solo il desiderio di magrezza) si dovrebbe almeno far qualcosa per cambiare i modelli imposti e per arginare il dilagare di Blog Pro-Ana che incoraggiano e danno consigli per arrivare ad una magrezza assoluta, alla morte del corpo. In Italia purtroppo non c’è una legislazione a riguardo, ma ad esempio in Francia si è legiferato, trasformando in reato penale la pubblicazione di questi siti. L’augurio è che anche qua presto si faccia qualcosa, così come ci aspettiamo che gli stilisti mettano in passerella donne vere e si smetta di smagrire, a suon di fotoritocchi imbarazzanti, le già magre modelle sulle riviste e nelle pubblicità.