Ci sono persone che meriterebbero di stare perennemente sotto i riflettori per come sanno fare il loro lavoro. Persone che lavorano seriamente e sanno muoversi su più fronti. Persone che instaurano con i clienti, o con le altre figure professionali che affiancano, rapporti non solo lavorativi, perché non si vive sterilmente di solo lavoro. Si vive intrecciando relazioni provando emozioni e facendole provare; conoscendosi e rispettandosi reciprocamente; cercando di essere, se non amici, almeno in sintonia.
Ci sono persone che hanno fatto della propria passione una professione, con i pro e i contro che da questa scelta derivano. Rischiando in un periodo di crisi di perdere sia l’una che l’altra. Persone che faticosamente si sono fatte strada con i propri mezzi e le proprie gambe, in un ambiente spesso ostile. Persone che, in una cerchia di serpi velenose e di terreni accidentati, tentano di battersi con correttezza, portando alto il vessillo della legalità e della concorrenza leale. Persone che per le proprie scelte e la schiettezza che le contraddistingue si fanno quotidianamente dei nemici, anche dove credevano di avere amici. Persone che, nonostante tutto e tutti, vanno avanti per la propria strada e a testa altra affrontano gli specchi della vita.

Ci sono persone che fanno foto bellissime in un epoca in cui il concetto del bello sta naufragando nella post produzione più becera, alla instagram. Perché diciamocela tutta, i social network in cui ormai concentriamo le nostre vite ci hanno abituato a foto sgranate, banali, profili deformati….le foto sembrano tutte vecchie polaroid sfuocate dal tempo, corredate però da mille pollici su ad esaltare il vuoto del gusto! Ormai non sappiamo più distinguere una foto ben fatta da un francobollo scattato con lo smartphone. Abbiamo perso la capacità di cogliere il senso estetico delle cose.
Certo che il declino era già iniziato con l’avvento dell’era digitale che ha fatto sentire professionisti un po’ tutti. Il fotoamatore della domenica è, infatti, passato da scattare un rullino alla figlia che tira la coda del cagnolino in giardino, a farsi accreditare alle gare di automobilismo, perché si è potuto comprare l’ultima macchina digitale appena uscita e porta faticosamente a spasso un inutile 500 millimetri, giusto per farsi notare. Insomma il concetto è questo: per loro potersi permettere un’attrezzatura digitale di tipo professionale equivale ad essere fotografo professionista. Questo è il sillogismo del nuovo millennio. Se poi il suddetto fotografo improvvisato si mette anche a regalare (tanto lui un lavoro già ce l’ha, mica deve vivere di fotografia!!!) le foto al soggetto fotografato, inizia il vero declino di un’arte e la morte di una professione.
Adesso chiunque crede di essere Darren Heath ! E se non sapete chi è, cercatelo in internet e guardate come si fanno le foto di F1! Sono in tanti ad esser convinti di saper usare i corpi e il bianco e nero come Helmut Newton, solo perché photoshoppando tolgono il colore….
Insomma in questa giungla di fotografi improvvisati ed aggressivi che si fanno largo a suon di scorrettezze, è difficile rimanere a galla.
Io però ho un punto di riferimento, ho un mio fotografo e ho la fortuna di poter accedere al suo archivio.

Lui si racconta così:
“Sono nato e cresciuto a Monza, ed il richiamo dell’automobilismo è stato forte fin da piccolo. I primi ricordi che ho della pista sono legati alla mia infanzia, quando, con la mia famiglia trascorrevo l’estate nel campeggio vicino alla prima variante. Fare della mia passione il mio lavoro è stato il naturale percorso da seguire.
Con l’evolversi della tecnologia il lavoro del fotografo è cambiato, trasformandosi da quello che era nel passato, ovvero colui che catturava il momento in un’immagine, in una nuova figura professionale che deve essere proiettata nel futuro. Non basta più, infatti, scattare la semplice fotografia. Oggi quella foto vuole e ha il diritto di essere condivisa e vista dal maggior numero di persone possibile, che grazie ai social network sono facilmente raggiungibili rispetto a pochi anni fa.
Ed è per questo, che da alcuni anni a questa parte, ho affiancato alla fotografia anche tutti quei gesti e quelle conoscenze che mi permettono di massimizzare lo sfruttamento mediatico delle immagini. Permettendo così a me e ai miei clienti di essere sempre più connessi e presenti in un mondo globalizzato.”