Ci sono luoghi che ti scaldano il cuore e che ti infondono pace, anche solo a ricordarne il nome. Anche solo a guardarli in una foto. Non sono necessariamente i luoghi in cui nasci o cresci. Sono semplicemente quelli che scegli di amare tra i tanti in cui sei stato. Quelli in cui quando torni, anche a distanza di anni, riconosci dagli odori, dai colori, dai rumori e dai silenzi i tuoi spazi.
Ho amato tanti posti nella mia vita e ho vissuto in città diverse, in regioni diverse. Sono Toscana con sangue Lucano nelle vene; ho vissuto indimenticabili anni nell’accogliente Romagna; avrei voluto vivere e lavorare a Cuba, mia patria mentale; sono finita a vivere in Lombardia, in un paese Brianzolo che si affaccia sul verde del Parco. In misura diversa ho amato tutte le città in cui ho abitato e ho ricordi bellissimi di molti luoghi che ho visitato come turista, ma ce n’è uno in particolare, il mio luogo dell’anima, il mio rifugio di pace e riflessione. Il mio piano B.

Isola d’Elba. Marciana Marina. Quella ritratta in foto è una delle sue piccole spiaggette, ma da lì si vede tutto ciò che mi serve per respirare ricordi a me cari. L’albero sullo sfondo sotto il quale un muretto ha ospitato tante mie serate; la Torre dove da piccola mi sono aperta un braccio nel tentativo di scavalcare un cancello con le punte acuminate; il moletto da cui almeno una volta si sono tuffati tutti; il porto con le sue barche ormeggiate e il suo grande muraglione su cui camminare fino al faro; la passeggiata in riva al mare sulla quale ho consumato le suole di mille scarpe.

E la memoria si allarga oltre quella foto, nelle vie del paese, nel labirinto della mia mente a ricostruire momenti e storie che sono altre fotografie impresse nei miei occhi e nel mio cuore.
Ricordi indelebili di estati adolescenti passate avanti e indietro sul lungomare. Vestiti abbandonati sui muretti e un tuffo al volo per togliersi il caldo di dosso e rivestirsi col sale addosso. Le Superga all’acqua di mare che toglievi solo per andare a dormire. La sensazione dei caldi sassi sulla pelle e degli aguzzi scogli sotto lo scarpe di gomma. Ombrelloni ripescati nel mare. Baci nascosti dietro angoli di case in affitto. Vestiti dal sapore hippie venduti in negozi pieni zeppi di racconti etnici. Costumi colorati comprati al mercato. Arrampicate sugli scogli per rifugiarsi a pensare e cercare solitudine. La pizza alle cipolle prima di andare a dormire. Coni gocciolanti mangiati sui muretti davanti alle gelaterie. I gradini di una vecchia scuola su cui sedersi a parlare nella via di sassi, dove nessuno mai passava. Le bianche sedie pieghevoli in piazza della chiesa pronte ad ospitar eventi. I gialli di Agatha, “il Conte di Montecristo” e i saggi di Freud letti sulle panchine all’ombra degli alberi. Le colazioni con le barchette alla frutta di una pasticceria che ormai non esiste più. La terrazza piena di fiori al Cotone con i panni bianchi sempre stesi al sole. Traghetti carichi di tristezza a fine agosto. Numeri di telefono, cartoline, amiche di penna a farti compagnia per tutto l’anno scolastico.

E poi le fughe fuori stagione sull’isola. Una giornata trascorsa quasi completamente tra treni, aliscafi ed autobus di andata e ritorno, ma quelle ore scarse sull’isola erano impagabili.
Crescere e scegliere vacanze altrove, ma tornare sempre là ogni volta che sentivo la necessità di nascondermi al mondo. Sedermi sugli scogli della Fenicetta con le onde invernali che rumoreggiavano intorno. Per riprendere il fiato dai problemi che mi tartassavano, da una storia finita ad una pausa di riflessione, da un esame difficile da preparare ad una laurea da consegnare. Per respirare buoni propositi e quell’aria che ti punge la faccia. E rimaner bloccati sull’isola per giorni perché il maltempo non permetteva di salpare.

Ogni volta che ho avuto bisogno di riallacciare i fili della mia vita sono approdata sulla mia isola di salvataggio, ogni volta che ho avuto bisogno di esilio lì sono stata accolta. Ancora adesso considero la Marina, la mia ancora di salvezza. Se le cose andranno male, lì c’è la mia casa, lì posso ricominciare una nuova vita, lì posso ricaricarmi in vista di un nuovo progetto. E’ il mio piano B perché so che in ogni caso lì posso sempre trovar rifugio senza temere di naufragare.