Non temo Trump, ma chi lo elegge.

Donald Trump è il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America. Il 20 gennaio scorso c’è stata una cerimonia di insediamento che verrà ricordata per la scarsità di pubblico e per le conseguenti manifestazioni che si sono svolte contro di lui. A scendere in strada sono state le donne, negli Usa, ma anche in molti altri paesi del mondo dove sono state organizzate manifestazioni in difesa dei diritti delle donne. La Women’s March che Trump ha cercato di deridere con un tweet: “Ho visto le proteste di ieri, ma se non sbaglio abbiamo appena avuto un elezione! Perché questa gente non ha votato? Le celebrità fanno male alla causa.”
Le donne però non fermano la loro marcia. Alcuni giorni fa le organizzatrici della Women’s March di Washington hanno annunciato una nuova giornata di protesta. L’8 marzo, in occasione della giornata dedicata alle donne, ci sarà una singolare mobilitazione chiamata “A day without Women.”
Lo sciopero di tutte le donne lavoratrici.

Ma perché le donne, o almeno molte di loro, sono tanto arrabbiate con Trump? Trump è riuscito a smuovere anche il risentimento di sua moglie per le dichiarazioni volgari e sessiste che ha rivolto alle donne. Atteggiamenti volti anche a screditare il ruolo della sua sfidante nella corsa alla casa bianca. La sua logica di uomo dominante vuole una donna da considerare come oggetto, a cui uomini di potere possono fare e far fare ciò che vogliono. Hillary Clinton ha provato ad usare contro Trump questa visione sessista e denigratoria del mondo femminile, ma a quanto pare ciò non è bastato. La mossa della moglie Melania ha cancellato dalla memoria dell’elettorato di Trump questi episodi. Lei si dissocia dalle parole del marito, definendole inaccettabili, ma allo stesso tempo invita gli americani a perdonarlo e spinge suo marito a scusarsi. Lui chiede perdono sostenendo di essere una persona ben diversa da quella emersa nei video diffusi, in cui usa un linguaggio da spogliatoio.
Inoltre Trump è riuscito a spostare il focus da queste parole offensive, minimizzando le sue posizioni sessiste, agli errori fatti dalla Clinton nel suo ruolo di Segretario di Stato. A dargli una mano le rivelazioni di WikiLeaks e la divulgazione di email che svelarono le posizioni della Clinton in materia economico-finanziaria.

Ma cosa ha spinto gli americani a sceglierlo come Presidente, nonostante tutto? Perché è bene ricordare che Trump aveva annunciato una sua possibile candidatura già per la Casa Bianca nel 2012. Aveva però rinunciato con la scusa che non si sentiva ancora pronto a lasciare il settore privato per dedicarsi attivamente alla politica. La realtà era il clamoroso risultato dei sondaggi. Pare infatti che circa il 70% dei cittadini statunitensi sondati lo ritenessero inadeguato per questo ruolo. Allora cos’è cambiato? Cosa ha portato alla sua eleggibilità e quindi alla sua elezione?

Nel giugno 2015 Trump ha annunciato la sua candidatura alle presidenziali del 2016. Si è presentato come contrario alle riforme di Obama, come colui che avrebbe potuto far tornare grande l’America, contro il crescente strapotere economico della Cina, contro il pericolo del terrorismo islamico. Insomma, un leader forte, un salvatore.

Il suo programma politico proponeva agevolazioni fiscali per la classe media americana; diminuzione del debito e del deficit; rinegoziazione degli accordi commerciali tra cui il Nafta (mercato unico con Canada e Messico); eliminazione della tassa di successione; più armi per i cittadini e meno vincoli per la vendita (un tripudio per i suoi amici della NRA); revisione o annullamento di ogni atto esecutivo e ordinanza di Obama (in particolare cancellare l’ObamaCare); dichiarare guerra allo Stato Islamico e all’ideologia dell’Islam radicale con ogni mezzo in suo possesso; blocco dell’immigrazione dalle aree geografiche che hanno legami col terrorismo; più investimenti nella difesa; distensione delle tensioni con Russia e Cina; creazione di una intesa con la Russia per avviare un processo di pace in Siria; creazione di un muro di confine col Messico per bloccare l’immigrazione clandestina, muro la cui costruzione dovrà essere pagata dal Messico stesso; eliminazione del diritto di cittadinanza per nascita; realizzazione di piani di immigrazione a tutela del lavoro, dei salari e della sicurezza degli statunitensi; eliminazione dell’agenzia di tutela ambientale; incrementare gli investimenti sulle fonti fossili per rilanciare l’economia interna; cancellazione dei divieti contro le trivellazioni orizzontali e altri tipi di estrazione di petrolio e gas; non attuazione degli impegni presi con l’accordo di Parigi su clima e ambiente; incremento delle carceri private e contrastare l’uso di videocamere in dotazione agli agenti per documentare abusi; ripristino ed inasprimento della pena di morte.

Il consenso di Trump nasce con il protezionismo, il suo schierarsi contro la globalizzazione, rea di aver indebolito gli Usa. Le condizioni lavorative, soprattutto per gli operai sono peggiorate notevolmente ed è sempre più difficile per le vittime di questa crisi globale credere ancora nel sogno americano. Questo, in ogni parte del mondo genera un malcontento diffuso, strisciante che trova una valvola di sfogo nell’odio razziale. Le promesse di Trump parlano allo stomaco di queste persone e lo fanno alimentando la paura del terrorismo e l’odio verso il diverso, sia esso migrante, musulmano e perché no, donna….

Insomma un ricco uomo d’affari (il presidente più ricco che gli Stati Uniti abbiano avuto) è al comando degli Usa e, a parte i suoi legami con Putin, l’appoggio alle politiche della NRA e della lobby del carbone, non sappiamo bene chi altro ci sia dietro la sua figura politica, né sappiamo a cosa porterà la sua nomina. Cosa cambierà realmente?
Al momento gli avversari di Trump sottolineano un clima di paura e incertezza…

Quello che si vede da fuori è comunque quel senso di inadeguatezza già emerso nei sondaggi del 2011. Le sue gaffe lo sottolineano. Per dirne una, la più recente: Trump si è inventato un attentato terroristico che sarebbe avvenuto in Svezia. Nel corso di un comizio tenutosi in Florida, ha detto: “Guardate cosa sta succedendo in Germania. Guardate quello che è successo l’altra notte in Svezia. La Svezia! Ci avreste mai creduto? La Svezia! Ne hanno presi molti (di migranti). Ora stanno avendo problemi come non avrebbero mai immaginato.” Attentato inesistente, ma lui si è giustificato il giorno successivo, dopo aver sollevato un polverone, dicendo che ne aveva sentito parlare in TV su Fox News in un servizio che parlava della Svezia e dell’immigrazione. Nel servizio a parlarne non era un esperto di politica o di flussi migratori, nemmeno un giornalista. Trump si era basato su quanto detto da un produttore cinematografico che sosteneva che l’alto numero di migranti accolti dalla Svezia fosse correlabile all’aumento dei crimini e sottolineava la sua tesi sostenendo che la Svezia aveva avuto il suo primo attacco terroristico islamico non molto tempo prima. Frasi generiche che Trump e il suo staff non hanno approfondito e lui ha vomitato, a braccio, in un comizio… Il produttore si riferiva comunque ad un fatto avvenuto 7 anni prima. Un cittadino svedese di origini irachene si fece esplodere a Stoccolma. Morì solo lui.

Un presidente non dovrebbe incappare in simili errori, siamo a limite dell’incidente diplomatico. Con quale superficialità ha intenzione di condurre il paese?
Le sue gaffe, la sua arroganza, noi italiani, però, già la conosciamo. La sua ascesa al potere ricorda molto quella di Berlusconi. I danni provocati al nostro paese dall’uomo che si era fatto da solo (?) si sentono ancora. Cosa lascerà dietro di se Trump?

Non temo Trump in sé, temo chi arriva a pensare che Trump sia eleggibile. Temo chi pensa che lui sia la soluzione. Temo chi invoca l’ascesa dell’uomo nuovo che in realtà incarna i valori contro cui dice di voler combattere… Più che Trump temo i suoi elettori e le loro idee. Temo che queste idee possano avere il sopravvento. Sdoganare l’odio e premiarlo ha sempre prodotto nefandezze per il genere umano…