Dove passa Attila non cresce più l’erba, ma a Monza potrebbe bastare una messa.

Sono passate due settimane dalla visita del Papa e come promesso sono andata a vedere cosa è rimasto dopo il passaggio dei fedeli nell’area dell’ex Ippodromo al Parco di Monza.
Intanto, la buona notizia è che i fedeli si vantano di non aver lasciato cartacce in giro….e ci mancherebbe! La seconda e ultima buona notizia è che, finalmente, il via vai dei tir, che trasportavano cessi chimici, impalcature e pezzetti di palcoscenico, pare sia finito e l’area è quasi sgombra. Restano, però, le transenne, corredate da divieti di accesso ai non addetti ai lavori.

L’intero perimetro, in cui si è svolto lo show, è ancora transennato, tanto che tutto intorno si stanno creando dei sentieri di camminamento nel prato, visto che i frequentatori del Parco non possono usare i normali percorsi pedonali, bloccati dalle sbarre.

Oggi ho compiuto tutto il percorso esterno all’aera e ho trovato un bel po’ di gente stufa della situazione, dei disagi a cui è stata obbligata e della mancanza di informazioni su modalità e tempistiche di risoluzione del problema. C’è anche chi ha chiesto in Comune, ma gli è stato detto che l’area resterà non fruibile per il tempo necessario alla rimozione delle strutture, poi tutto il resto del Parco è fruibile…come a dire il Parco è grande vai altrove! Ma, visto che le strutture sono ormai state rimosse, perché ancora questo divieto? Alla fine alcuni hanno giustamente sbottato, aprendosi un varco all’interno dell’area, per riappropriarsi di un bene comune, andando a far compagnia alle cornacchie, le uniche ammesse nella zona rossa, che bivaccavano allegramente.

Ciò che colpisce della situazione prato è che le zone utilizzate dai fedeli, tutto sommato ,sembrano aver tenuto… dico sembrano perché non potendo accedere mi devo basare solo su una valutazione superficiale, ad occhio, che non può certo arrivare a coprire l’intera area, ma solo le parti confinanti con le transenne. Nel prato, però, si distinguono chiaramente solchi lasciati dai pneumatici e chiazze di erba più rada, se non mancante, da camminamento o appoggio. L’intera superficie è quadrettata da grosse linee incrociate marroni fango, in cui l’erba è completamente assente. Presumo si tratti dei segni delle zone a cui erano destinati i vari gruppi di fan, costeggiate da fasce di camminamento.

La zona peggiore, ma non è certo una sorpresa, è quella su cui poggiava il palco eco-mostro. L’erba nella zona di prato antistante Villa Mirabello è scomparsa per interi pezzi regolari, rettangolari o quadrati, che costituivano le basi dell’enorme palcoscenico da rockstar. Non solo non c’è traccia di erba, ma il terreno appare secco, bruciato e in altri punti fangoso. Infatti sotto il palco era sistemata una sorta di pavimentazione metallica che ha lasciato dietro di sé, una volta smantellata la cattedrale, questo scempio.

Da giorni ci dicono che noi ambientalisti non dobbiamo rompere le palle perché tanto l’erba ricresce…
Certo l’erba ricresce, ma bisogna lavorarci perché ricresca, bisogna investirci soldi, altri soldi e risorse… Bisogna anche che certi eventi non si ripetano, oppure ci troveremo veramente senza più erba, come accadrà quasi sicuramente nel prato della Gerascia dove lo scorso settembre si sono svolti i concerti di Ligabue. L’erba riseminata, là dove sorgeva il palco del Liga, stenta a ricrescere, ma avrà, comunque, vita breve, visto che tra due mesi ci saranno i concerti dell’I-days Festival. A giugno arriveranno i Green Day, Linkin Park, Radiohead e Justin Bieber….che metteranno la parola fine alla crescita della nuova erbetta.

E la cosa peggiore è che la venuta del Papa aprirà la strada allo sfruttamento del Parco, anzi no, lo ha già fatto. Il Cittadino, giornale locale, sabato 1° aprile (e non era un pesce!) titolava “Esame superato: Monza ora può ospitare i grandi eventi” e spiegava come tutto fosse andato per il meglio con la visita del papa. Secondo il giornale il Parco ha retto, così come la città nel suo complesso: “…ha retto la città nel suo complesso che ora può vantare nel suo curriculum avvenimenti riusciti come il riconfermato Gran premio di formula 1, i concertoni alla Ligabue e il milione di persone stimato per papa Francesco. La Reggia, il Parco, l’autodromo e la città possono essere sede di grandi, grandissimi eventi, ricordandosi che non devono stravolgere ma saper valorizzare con rispetto e lungimiranza il patrimonio storico e culturale di tutti.”

Al di là del fatto che si parla della fantomatica città, riferendosi soltanto a Monza e dimenticando che coinvolte nell’operazione ci sono tutte le altre realtà che si affacciano sul Parco e che ne indicano anche le porte di accesso, e non solo, come Vedano al Lambro, Biassono, Villasanta, Lissone e Arcore; al di là del fatto che molti cittadini a cui non interessava minimamente l’evento si sono visti togliere un giorno (o meglio più di uno) di libertà; al di là del fatto che sono stati spesi tanti di quei soldi che un uomo tanto bravo come il Papa dovrebbe vergognarsi di far spendere a questo modo, con tutte le reali necessità a cui comuni e regioni dovrebbero far fronte invece di sperperarli così; al di là del fatto che nell’articolo si parla di rispetto per il patrimonio storico e culturale e si evita proprio il concetto di tutela ambientale; al di là del fatto che siamo in uno Stato laico e ce ne dimentichiamo continuamente…. al di là di tutto quello che possiamo dire pro o contro la visita di Bergoglio, la verità è che il Parco non ha retto e non reggerà ai continui attacchi che gli vengono fatti. Non è pensabile che il Parco possa ospitare ancora eventi di simile portata, la messa del Papa deve rimanere un funesto episodio isolato. Ci sono luoghi più idonei ad ospitare simili avvenimenti. Lo stesso vale per i concerti e per i fuochi d’artificio del patrono monzese! Ma come si può anche solo pensare di svolgere manifestazioni pirotecniche all’interno di un Parco dove è severamente vietato accendere fuochi?

Insomma, serviva il Papa per sdoganare i grandi eventi nel Parco. A discapito della natura, dell’ambiente, del nostro polmone verde, degli animali che vivono il parco. E perché no, buttiamola anche sull’economia, il Parco contenitore di eventi farà calare il valore delle nostre belle case che si affacciano sul Parco di Monza, perché con gli anni, se non interveniamo, assomiglierà sempre più ad un parcheggio e le tranquille strade che lo costeggiano sembreranno più delle tangenziali invase dai camion.