Invecchio, nonostante i miei capelli!

È passato un altro anno e oggi salgo a quota 45 primavere.

Ci sono giorni in cui li sento tutti i miei anni e me ne lamento, altri in cui mi stanno bene, altri ancora in cui mi sembra di non essere mai cresciuta dai miei 18 anni…

Alcuni giorni fa, parlando del mio compleanno, un bambino mi ha detto che io sono un’adulta, ma di un tipo diverso. Sì, perché ai suoi occhi gli adulti sono prevalentemente seri, si vestono da ufficio, hanno poco tempo per ridere e giocare e faticano a ricordare cosa facevano quando erano piccoli. Io per lui sono una sorta di eterna adolescente: non sono sposata, non ho figli, mi siedo per terra, sia in casa che fuori, canto le sigle dei cartoni animati e in macchina ascolto non le radio che parlano, ma il rock! Ma le cose che maggiormente lo colpiscono del mio modo di essere sono due: mi vesto al contrario, cioè indosso spesso le magliette a maniche corte a vista, sopra alle maniche lunghe, badando poco ai colori (un po’ come piacerebbe poter fare a lui); e gioco con i miei capelli! Sì, mi ha proprio detto così: “Tu giochi con i tuoi capelli che sembrano diversi ogni giorno e a volte sei spettinata!”

Ho pensato molto a questo ed ho capito che ha ragione. Potrei avere anche 100 anni, ma continuerei a vestirmi come mi va e a conciarmi i capelli come se di anni ne avessi ancora 18 anni!

Il mio percorso esteriore, con il passere degli anni, è stato caratterizzato dal concetto di cambiamento tricologico ricorrente. Follie di tagli e colori da sempre e questo non accenna a cambiare e mai cambierà, finché avrò in casa il mio rasoio taglia capelli, pronto ad entrare in azione ogni volta che voglio ricominciare da zero.

Nel 1997, anno della mia laurea, Niccolò Fabi cantava una canzone, che sinceramente odiavo, e si chiamava “Capelli”. Io e alcune amiche ne ridevamo sempre, non ci piaceva proprio.

Era un inno alla sua massa di capelli ricci e recitava così:
“Io senza capelli/ Sono una pagina senza quadretti/ Un profumo senza bottiglia/ Una porta chiusa senza la maniglia/ Biglia senza pista/ Un pescatore sprovvisto della sua migliore esca/ Don Giovanni senza una tresca/ Io senza te uno scettro senza re
Non voglio più chiedere scusa/ Se sulla testa porto questa specie di medusa/ O foresta/ Non è soltanto un segno di protesta/ Ma è un rifugio per gli insetti/ Un nido per gli uccelli/ Che si amano tranquilli fra i miei pensieri/ E il cielo/ Sono la parte di me che mi somiglia di più
Io vivo sempre insieme ai miei capelli/ Vivo sempre insieme ai miei capelli/ Io vivo sempre insieme ai miei capelli/ Io vivo sempre insieme ai miei capelli/
Non sono venuto in motocicletta/ Non mi sono pettinato con le bombe a mano/ Non ho messo le dita dentro la spina/ Non mi sono lavato con la candeggina/ Sono uno di quelli che porta i suoi lunghi capelli/ Per scelta e non usa trucchi/ E voi levatevi la parrucca
Io vivo sempre insieme ai miei capelli nel mondo/ Vivo sempre insieme ai miei capelli/ Io vivo sempre insieme ai miei capelli nel mondo/ Io vivo sempre insieme ai miei capelli
Tu senza gioielli/ Sei una pagina senza quadretti/ Un profumo senza bottiglia/ Una porta chiusa senza maniglia/ Biglia senza pista/ Un pescatore sprovvisto della sua migliore esca/ Don Giovanni senza una tresca/ Tu senza me uno scettro senza re
Vivo sempre insieme ai tuoi capelli uno scettro senza re/ Vivo sempre insieme ai miei capelli uno scettro senza re/ Vivo sempre insieme ai tuoi gioielli uno scettro senza re/ Vivo sempre insieme ai miei capelli
Ma quando perdo il senso e non mi sento niente/ Io chiedo ai miei capelli di darmi la conferma che esisto/ E rappresento qualcosa per gli altri/ Di unico vivo, vero e sincero/ Malgrado questa pietosa impennata di orgoglio/ Io tento ogni giorno che vivo/ Di essere un uomo e non un cespuglio
Io vivo sempre insieme ai miei capelli nel mondo/ Vivo sempre insieme ai miei capelli/ Vivo sempre insieme ai miei capelli nel mondo/ Io vivo sempre insieme ai miei capelli.”

Della canzone mi piaceva solo il riferimento alle parrucche, intese come maschere, sotto cui gli altri si nascondono e la libertà di voler essere quello che si vuole, anche se agli altri non piace, anche se gli altri ci schermiscono per quella nostra particolarità che ci rende unici, irripetibili e differenti. Provavo, però, orrore all’idea che i miei capelli potessero essere la cosa che mi somiglia di più… provavo orrore… poi ho capito! Io ho sempre trattato i miei capelli come un accessorio in più. Se non c’erano meglio e si capisce da quante volte li ho rasati a zero! Ma se c’erano mi piaceva osare, variare taglio o colore o epoca!

Ci sono persone che conosco da quando ero piccola e, al contrario di me, non hanno mai cambiato taglio, nemmeno per sbaglio! Come se andassero dal parrucchiere a farsi scorciare i capelli col righello. Capisco chi trova la foggia giusta che gli da quel fascino particolare e resta una sorta di marchio di fabbrica, ma quelli che perseverano con un taglio palesemente sbagliato, che non li ha mai valorizzati, mi hanno sempre dato sui nervi… quelli che non sanno osare, quelli che non si sono mai spinti oltre la loro zona di sicurezza, nemmeno per un riflessante che va via con 4 lavaggi…

Adesso ho capito cosa voleva dire Fabi! Anche io vivo insieme ai miei capelli, e sono la parte di me che mi somiglia di più e che ancora esprime la mia curiosità, la mia voglia di cambiare, di sperimentare, di osare, di uscire dai canoni… E ancora adesso, anche se sono cresciuta e sto invecchiando, i capelli sono la parte di me che non invecchia, nonostante siano più ribelli e indisciplinati di un tempo, nonostante l’aumento esponenziale dei fili bianchi.

Da piccola sfoggiavo, mio malgrado, improbabili caschetti che sembravano veramente tagliati con la scodella in testa, oppure i capelli corti corti alla maschietto. Inutile dire che preferivo la seconda opzione e che ho sempre odiato le frange. Ogni volta che, disgraziatamente, qualche sconsiderato parrucchiere ha osato farmi la frangia ho messo una pezza tagliando via tutto, così come ho sempre agito dopo le mille tinte sbagliate… Una volta, ad esempio, dovevo farmi una colorazione viola melanzana che sulla carta era una meraviglia e mi sono ritrovata con la testa maculata mezza arancione e mezza rosa con sprazzi di marrone. Ne è scaturito il taglio più corto della mia vita: cuoio capelluto a vista!

La prima volta che ho rasato i capelli è stato quando frequentavo le scuole medie e capii subito che tra me e il rasoio sarebbe stato un grande e duraturo amore! Avevo i capelli medio lunghi, andai dalla mia parrucchiera dicendo che volevo spuntare le doppie punte… e tornai a casa con i capelli cortissimi! Di lì a poco sarebbero arrivate anche le prime tinte e, in linea con la mia adolescenza dark, si trattava sempre di nero con riflessi blu elettrici, in un epoca dominata dal mogano! Ma con gli anni sono stata rossa ciliegia, viola, prugna, blu, rosa, arancione, verde semaforo, castana con ciocche di vari colori, nera con colpi di sole rossi, nera con colpi di sole viola, nera con punte decolorate… Credo di aver provato tutte le sfumature in commercio ad eccezione del biondo, perché vedermi bionda, durante le varie decolorazioni, mi faceva veramente rabbrividire, complici le mie folte sopracciglia nere!
Inutile dire che ho avuto i capelli di tutte le lunghezze e forme: dalle creste ai ciuffi; dal simmetrico alle asimmetrie più bizzarre; dalla permanente ai tagli inglesi lunghi da un lato e rasati dall’altro; dal carrè alla Valentina al lunghissimo hippie con riga in mezzo; dai dreadlocks corti alle extension; dal più anonimo e spettinato degli scalati di media lunghezza al pixie asimmetrico che ho adesso.

Che dire, allora, se non che vivo sempre insieme ai miei capelli e invecchio insieme ai miei capelli… Forse, però, sarebbe meglio dire che invecchio nonostante i miei capelli, perché attraverso di loro mi ricordo che ad ogni età bisogna giocare e sapersi prendere in giro.

I capelli sono la parte ludica di me e stanno da dio con le mie t-shirt adolescenziali!