Oggettivamente corpi o soggettivamente donne? Inutile girarci intorno. Le donne sono considerate come oggetti. Ciò avviene in Tv, nella pubblicità, nei videogame e nella quotidianità.

Lo scorso 22 aprile nel corso del programma Amici di Maria De Filippi è stata trasmessa la registrazione di uno scherzo organizzato ai danni della cantante Emma Marrone. Durante le prove della puntata Emma è stata vittima di un pessimo scherzo nel quale un ballerino, mentre lei cantava, l’ha molestata strusciandosi a lei e palpandola ripetutamente. Lei, visibilmente a disagio, ha chiesto più volte che la smettesse, finché non ha retto più e si è ribellata tirando un calcio al ragazzo. Spettacolarizzare una molestia sessuale all’interno di un programma che mira ad un target adolescenziale non è certo un fatto positivo. Lo scherzo non faceva assolutamente ridere, ma in studio c’era un clima ilare e le donne presenti ridevano sguaiatamente, rendendo ancora più grottesco ciò che stava andando in onda. Risate forzate, forse obbligate. Poco importa. Il messaggio che arrivava è che la molestia può essere giocosa. Insomma una pesante operazione di normalizzazione della violenza sessuale ai danni di una donna. E se tutto ciò è stato organizzato per fare pubblicità ad una trasmissione che non ha più nulla da dire, volendo spettacolarizzare una violenza perché se ne parlasse, la cosa sarebbe ancora più ignobile!

Personalmente mi vien la nausea a pensare che si possa ridere di temi così delicati come le molestie sessuali! E a quanto pare non sono la sola, fortunatamente, ad essere rimasta sconvolta, dalla visione di questa schifezza. Ci sono state le contestazioni di associazioni come il Telefono Rosa, che aiuta da anni le donne vittime di violenza e i loro bambini, proteggendoli e lottando al loro fianco, che tramite la sua presidente ha definito quanto accaduto come una inaccettabile leggerezza. Anche la stampa estera si è scagliata contro l’inquietante scherzo, considerato come indicativo di una cultura pericolosa per un paese in cui femminicidio e violenza ai danni delle donne sono in aumento. La rabbia è esplosa anche sui social e i commenti degli stranieri ci evidenziano come un paese lontano dalla parità dei diritti. C’è chi sostiene che ciò è normale in Italia, fa parte della nostra mentalità, e le donne vengono costantemente molestate, tanto che la palpata di sedere sembra essere normalità, soprattutto sui mezzi pubblici. Altri sottolineano come la Tv italiana sia sessista e le donne che la fanno siano solo bamboline decorative. Insomma la cultura delle veline. Ci hanno sgamato anche gli stranieri.
Tra gli utenti italiani del web, indignati per quanto successo, emerge anche chi difende a spada tratta il programma, arrampicandosi sugli specchi, un po’ come fa la stessa De Filippi che non capisce come possiamo vedere un’istigazione alle molestie in ciò che è andato in onda. Era solo un gioco.

Soltanto un mese prima, in Rai, durante la rubrica Parliamone Sabato, condotta da Paola Perego, la donna era stata protagonista di un dibattito raccapricciante. L’argomento della puntata era il fascino che le donne dell’Est esercitano sugli uomini. Ospiti in studio di un certo livello (basso, basso…): Fabio Testi, Marta Flavi, il direttore di Novella2000, un’ex miss Italia; una ragazza di origine ucraina; una coppia mista (lui italiano, lei siberiana). Testi è lì in quanto ha avuto molte donne dell’Est, in pratica veste il ruolo dell’esperto di turno. Si parta di Trump che ha sposato due donne dell’Europa dell’Est. Si parla di queste donne come bellissime e pronte a tutto per soddisfare il proprio uomo, tanto che una fidanzata russa ha accompagnato Testi in un bordello. Per sottolineare quanto sia conveniente ad un uomo stare con una donna dell’Est viene mostrata una grafica che mostra la lista dei motivi per cui sceglierne una: 1) Sono tutte mamme, ma dopo aver partorito recuperano un fisico marmoreo; 2) Sono sempre sexy, niente tute né pigiamoni; 3) Perdonano il tradimento; 4) Sono disposte a far comandare il loro uomo; 5) Sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa; 6) Non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio.
Come se non bastasse qualcuno in studio aggiunge che sono anche sempre curatissime.
Poi, appurato che dell’Est è meglio, ci dicono anche dove gli uomini possono andare a comprare queste donne… ops, volevo dire come le possono incontrare! Ci sono agenzie che catalogano le ragazze con foto e schede personali. Un uomo non deve fare altro che pagare qualche migliaio di euro per iscriversi a questi siti di incontri o agenzie matrimoniali (…solo mentre lo scrivo ho capito il nesso con la presenza della Flavi in studio, quindi anche lei era lì in veste di esperta!), scegliere la fascia d’età a cui è interessato, visionare le schede e scegliere chi contattare. Insomma una sorta di e-commerce di donne!
Le polemiche sono state tantissime. Lo schema dei sei punti ha fatto il giro dei social e il programma è stato chiuso, nonostante le lacrime di coccodrillo della conduttrice che si dice incastrata.

Ritengo inaccettabile che una trasmissione della televisione pubblica sia così ridicola e che qualcuno possa anche solo pensare di realizzare un programma di questo tipo in cui le donne vengono rappresentate come oggetti, docili bambole da sottomettere e da scegliere su un catalogo.
Il tema poteva essere trattato, certo, ma per realizzare un buon prodotto, magari partendo proprio dal pregiudizio della donna accondiscendente come spunto per una riflessione seria sul ruolo della donna. Per analizzare, magari con veri esperti, sociologi, psicologi, osservatori di usi e costumi, perché molte donne, nonostante un’emancipazione (falsa), continuano ad adattarsi a certi ruoli. Per capire perché gli uomini non riescano a rapportarsi e a relazionarsi alla pari con le loro donne e magari estendere la discussione in modo intelligente su come certe relazioni, sbilanciate, possano portare al femminicidio. Ma la Tv è sempre più superficiale e se 50 anni fa c’erano vallette mute negli spettacoli, adesso abbiamo veline che si muovono, senza saper ballare, su un bancone con i due guardoni di turno che, seduti sotto di loro, si godono lo spettacolo, come fossero consumatori di un locale di lap dance.

E se analizziamo il ruolo della donna nella pubblicità la situazione appare ancora più inquietante. Che siano spot televisivi o pubblicità cartacee su riviste o cartelloni, disseminati lungo le strade, ci imbattiamo in corpi nudi, spesso senza testa, o senza espressioni facciali. Donne ridotte a manichini, simili a bambole gonfiabili che mimano atti sessuali o ritratte nell’atto di subire violenza. Corpi innaturali, ritoccati, allungati, distorti, svuotati, esibiti come oggetti, spesso oggetti sessuali, quasi sempre inutili ai fin dell’oggetto reale della pubblicità. Corpi che poi vanno, inevitabilmente, a creare modelli artificiali di bellezza femminile, non reali ed estremamente sessualizzati che porteranno le donne a sviluppare una continua inadeguatezza. L’aspetto fisico messo al centro di tutto che causa danni sulla psicologia femminile, soprattutto delle giovani donne. Il corpo delle donne andrebbe tutelato, salvato da questa oggettivazione perché tutto ciò apre la strada al possesso, alla violenza. Perché se passa il concetto (ed è successo) che il corpo femminile è un oggetto, la donna stessa viene usata come tale e con un oggetto ci fai quello che vuoi, fino a distruggerlo e poi buttarlo.

Ricordo una vecchia pubblicità americana con una donna in cucina, in lacrime e il marito la consola dicendo “Don’t warry darling, you didn’t burn the beer.”
Ho visto pubblicità di grossi marchi della moda in cui vengono mimati stupri di gruppo.
Un marchio di un famoso silicone da anni ci propone in Tv spot con donne ammiccanti che usano il silicone come se fosse un oggetto fallico.
C’è una pubblicità con una donna in bichini con testa riversa indietro e la scritta “La diamo a tutti…l’adsl dove non c’è.”
Un cartellone espone una donna nuda che stira pantaloni di un uomo mentre lui sta leggendo il giornale, per pubblicizzare una marca di abiti uomo da cerimonia.
Il seno di una donna usato per pubblicizzare il pollo con la scritta “Petto? Ce n’è per tutti.”
Una azienda di robotica che produce macchine d’assemblaggio, linee di automazione e impianti fa un manifesto in cui campeggia una donna nuda a cui un macchinario robotico ha sfilato il reggiseno con la scritta “La componente umana per noi è importante.”
Il manifesto pubblicitario di un vino “Passera” gioca facile, mettendo una silhouette di donna nuda con un bicchiere di vino piazzato ad hoc e la scritta invitante “Degustala!”
Uno spaccio di occhiali scrive a lettere cubitali, di fianco ad un volto femminile “Fidati… te la do gratis” ed in piccolo si precisa “la montatura.”
Posatori di pavimenti che con lo slogan “Ci sono pose e… pose” mettono al centro del manifesto una donna nuda in posa su un pavimento (per altro un brutto pavimento).
Una pubblicità di uno strofinaccio mette un corpo di donna nudo ed inanimato, seminascosto dalle coperte ed un uomo seduto sul letto con in mano lo straccio e la scritta “Elimina tutte le tracce.”
Una pubblicità di scarpe da uomo mostra un mega distributore che al posto delle bevande offre la scelta tra quattro ragazze in posa sensuale.
Negozio, presumo di divani, ma non è chiaro, scrive “La crisi ti lascia in mutande? Combattila, da noi sconto del 40%” e ovviamente in mutande è ritratta una donna con sguardo sensuale e le tette al vento.
Un salone di bellezza ci ricorda che anche se ci hanno fatto un occhio nero ciò che conta è avere i capelli a posto e lo fa attraverso l’immagine di una donna pettinata alla moda, con un occhio tumefatto e alle sue spalle un uomo. Il tutto accompagnato dalla scritta “Look good in all you do.”
Una promozione di porte ci ricorda come comportarci. “Prima regola: sbattergliela in faccia” ed ovviamente in primo piano c’è una donna in posa sexy.
La pubblicità patinata del profumo di un noto stilista piazza un flacone a coprire il pube nudo e depilato di una donna.
Un’azienda di impianti fotovoltaici invita con un “Montami a costo zero” e piazza su un pannello solare una donna nuda pronta ad essere montata…ma tanto per chiarire in basso aggiungono “ehi…parliamo di fotovoltaico!”
Noto marchio di fast food scrive “It’ll blow your mind away”, cioè ti farà sballate, sotto l’immagine di una ragazza che a bocca spalancata sta per fare una fellatio ad un panino e più in basso lo slogan del sandwich super seven incher recita “sazia il tuo desiderio di qualcosa di lungo, succulento…”
“Vesuvio ed Etna. Mai stati così vicini…” Slogan di una compagnia di navigazione con al centro due tette!
Una nota catena di negozi di abbigliamento si pubblicizza con la foto di una ragazza sdraiata per terra, circondata da cetrioli nell’atto di mettersene uno in bocca.
Le poste svizzere mettono una donna nuda a tutto campo (che si copre con le mani il pube e in parte i seni) con la scritta “metti il tuo pacco in buone mani.”

Questi sono solo alcuni esempi di quello che troviamo intorno a noi. Ma lo scempio va avanti anche sui giornali e se alcune senatrici tentano di mettere un freno all’uso del corpo delle donne in pubblicità “Libero” tira fuori il peggio titolando “Invece di pensare alla crisi il Pd vieta la gnocca” sopra una grande foto di donna in mutande e reggiseno. Cattiva informazione, criticando le senatrici che nel 2015 si muovevano per bandire le pubblicità sessiste, e ovvia violazione della deontologia giornalistica….e naturalmente viene usato il corpo delle donne per farlo, rivendicandone il diritto all’uso.

Anche in alcuni settori dello sport le donne restano nella stragrande maggioranza degli oggetti. Ad esempio pensiamo all’accoppiata donne e motori: nell’automobilismo le donne sono le ombrelline, inguainate in tute improbabili e pericolosi tacchi, o ancora peggio sono impegnate nel sexy car wash e nella migliore delle ipotesi sono donne immagine negli stand dei saloni, hostess che accarezzano la pelle dei sedili in modo accattivante. Quando bazzicavo il mondo dell’automobilismo scrivendo su varie riviste mi è stato ricordato, da un viscido ometto del settore, qual’era il posto delle donne nell’ambiente: solo ed esclusivamente car wash, spugna, secchio e maglietta bagnata.
Quindi nessuna sorpresa quando mi sono imbattuta in un videogame legato al mondo delle auto, direi anche un pessimo gioco che si basa su violenza, furti ed illegalità, e ci ho trovato dentro la prostituzione. Il gioco è Grand Theft Auto V e i protagonisti sono tre criminali che devono superare delle missioni fatte di colpi per ottenere il trofeo Carriera nel Crimine. Nel gioco ci sono anche attività, diciamo, collaterali tra le quali ricevere un servizio da una prostituta nella propria auto. Una volta che il rapporto, orale o completo, è terminato si fa scendere la prostituta e si può investire e uccidere per recuperare i soldi con cui è stata pagata. Bello, no?! E a questo gioco ci giocano anche ragazzini.

Devo aggiungere altro? Si, il passo tra tutto ciò e la vita quotidiana è breve e i fatti di cronaca ci mostrano una società sempre più malata, in cui le violenze sono in aumento e le donne sono sempre più vittime, soprattutto tra le mura domestiche.
Allora riprendiamoci i nostri corpi, torniamo ad essere soggetti attivi delle nostre vite, la lotta per i nostri diritti non è ancora finita e la strada è lunga da percorrere.