Io donna senza figli e con tre gatti rispondo al Papa.

Io, donna senza figli, nemmeno uno, con tre gatti che amo e un compagno che non ho sposato, vorrei rispondere al Papa, perché le sue parole fanno arrabbiare molte donne (e altrettanti uomini) e ne feriscono tante altre (e altri).
Il 1° gennaio, in occasione dell’omelia sulla solennità di Maria, il Papa ha parlato dell’importanza della donna per la rinascita dell’umanità.
Umanità è una parola che ritorna spesso negli ultimi discorsi del Pontefice e ciò piace molto ai suoi fedeli ed anche ai meno vicini alla Chiesa, che lo ammirano molto per questo suo essere così pieno di buone intenzioni, così “terreno” e senza tanti fronzoli.
Parlare della donna lo fa sembrare senza dubbio molto attuale, sul pezzo, in un momento storico in cui i femminicidi sono una piaga drammatica contro cui lottare, ma ascoltando le sue parole a me è rimasto l’amaro in bocca.

Il Papa ci dice che per ritrovare umanità dobbiamo ripartire dalla donna, perché la donna è fonte di vita. E nonostante questo suo ruolo le donne vengono offese, picchiate, violentate, indotte a prostituirsi e a sopprimere la vita che portano in grembo. I loro corpi sono usati e sfruttati nella pubblicità o nella pornografia. La maternità viene umiliata perché l’unica crescita che importa è quella economica. E continua così: “E se vogliamo un mondo migliore, che sia casa di pace e non cortile di guerra, ci stia a cuore la dignità di ogni donna. Dalla donna è nato il Principe della pace. La donna è donatrice e mediatrice di pace e va pienamente associata ai processi decisionali. Perché quando le donne possono trasmettere i loro doni, il mondo si ritrova più unito e più in pace. Perciò, una conquista per la donna è una conquista per l’umanità intera.”

Bellissimo discorso, ma la donna è sempre e comunque considerata “madre.” Apprezzo il messaggio che la donna debba essere rispettata e vada presa in considerazione nei processi decisionali, ma a quanto pare non è poi tanto in grado di decidere da sola, visto che verrebbe indotta a sopprimere la vita con l’aborto! Indotta da chi? Non sarebbe una libera scelta della donna? No, perché la donna è solo, sempre e comunque, una “madre.” Non può decidere altrimenti! Questo è il suo destino. Questo è il suo ruolo. Questo è ciò che viene sottinteso in tutta la dissertazione.

E questo assioma è sempre imprescindibile poiché, come ha detto durante l’Angelus dello scorso 26 dicembre, non fare figli è contro la patria! E su questo concetto il Papa martella spesso. Lo ha fatto anche mercoledì 5 gennaio, durante l’udienza generale.
“Avere dei bambini è la pienezza della vita di una persona” dice Bergoglio, e poi arriva l’affondo con un altro dei sui cavalli di battaglia, su cui torna ciclicamente: “Oggi la gente non vuole avere figli, almeno uno. E tante coppie non vogliono. Ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli… e questo negare la maternità e la paternità ci diminuisce, ci toglie umanità e così la civiltà diventa più vecchia e senza umanità perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità e soffre la patria che non ha figli e come diceva uno un po’ umoristicamente ‘adesso chi pagherà le tasse per la mia pensione che non ci sono figli?’. Rideva ma è la verità, ‘chi si farà carico di me?”. Ma si, dai, facciamo figli a scopo economico, facciamoli per farci pagare le pensioni, dai! Se questo non è egoismo, allora cos’è?! Ah, no! Era solo una divertentissima battuta! Era humor vaticano!!! Anzi, no, ha detto che è la verità!

Comunque, scherzi a parte, torna il concetto di umanità persa per colpa di chi non fa figli o non ne fa abbastanza e li sostituisce con gli animali. Vorrei tanto chiedere al Papa cosa ha contro cani e gatti, visto che già nel 2016 aveva prima ammonito le coppie a evitare, per egoismo, di scegliere di avere cani e gatti, invece di fare figli, e in un secondo momento aveva sostenuto con enfasi: “Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani che poi lascia sola e affamata la vicina. No, per favore no!”
Papa Francesco perché lei ha scelto il nome del Santo di Assisi se poi non sostiene l’amore per gli animali, non sono essi stessi creature del suo Dio?
Lo sa che San Francesco, patrono degli animali, li amava tutti (anche se si narra che non amasse particolarmente le formiche) e parlava con loro? É riportato che chiamasse con nome di fratello tutti gli animali e che non li considerasse cibo. Quindi? Che rapporto ha lei veramente con gli animali? Li ama? Li mangia? Oppure li cita soltanto per far sentire in colpa chi si occupa di loro, accogliendoli e amandoli?

Al di là del mio immenso amore per gli animali, tutti gli animali (anche le formiche), che a quanto pare accomuna a San Francesco più me, che il Papa, vorrei fare il punto sul ruolo della donna e sul fare o non fare figli.

Prima di tutto a far storcere il naso a molti è il fatto che queste continue prediche sul far figli arrivino puntualmente da chi non razzola, o meglio da chi non conosce minimamente la vita e le problematiche di una coppia, non è sposato (la storia del matrimonio con Dio non regge!), ha fatto voto di castità e conduce un tipo di vita che lo mette al di fuori della normale quotidianità di un cittadino qualsiasi!
Come mai tutto questo interesse per la procreazione, al di là delle solite interferenze moralistico-religiose? La Terra è stra-popolata, al di là del dato di bassa natalità che riguarda l’Occidente, e le risorse del pianeta sono limitate e le stiamo spremendo oltre ogni possibilità. Il problema è serio e, unito ai drammi ambientali ed economici, legati ai cambiamenti climatici, imporrebbe un po’ di cautela nell’invitare a procreare senza misura. Invece alla Chiesa Cattolica sta tanto a cuore che si facciano più figli. Perché?

Parlando con una amica, anche lei perplessa (questo è chiaramente un eufemismo!) per le parole del Papa, ho ottenuto da lei il giusto punto di vista e lo spunto per questa inevitabile riflessione: più figli, più battesimi, più soldi per la Chiesa Cattolica!
In Italia questo collegamento non è sostanzialmente automatico, ma in altri stati il sovvenzionamento alle istituzioni religiose è legato all’appartenenza dei singoli cittadini ad una specifica Chiesa. Ad esempio questo succede in Germania dove i contribuenti pagano ogni anno la Kirchensteuer (tassa sulle Chiese), tassazione individuale calcolata sul reddito, sulla base della loro appartenenza ad una religione. Inoltre hanno la Kirchgeld (offerta alla Chiesa) che viene calcolata sul reddito complessivo familiare, di entrambi i partner, anche se uno dei due non appartiene a nessuna fede religiosa. Tasse abbastanza onerose che hanno spinto molti tedeschi ad uscire ufficialmente dalla Chiesa di appartenenza. Famosa fu la vicenda del calciatore Luca Toni che, ignaro dell’esistenza della Kirchensteuer, giocando nel Bayern di Monaco ricevette dal fisco tedesco la richiesta di pagamento di 1,5 milioni di euro (più 200.000 di interessi per il pagamento tardivo) calcolati sulla base del suo stipendio di 6 milioni.
In Italia, invece, la Chiesa Cattolica guadagna soldi attraverso l’assegnazione dell’8 per Mille e grazie a tanti aiutini come le sovvenzionate dallo Stato alle scuole cattoliche paritarie e l’esonero dal pagamento dell’ Imu sui tanti immobili posseduti (molti dei quali a reddito).
In pratica, in Italia, avere più battezzati sancisce, in modo diretto, solo la supremazia della religione Cattolica sulle altre, e non è poco visto il timore che gli immigrati di altre fedi, presenti sul territorio italiano, aumentino troppo. Quante volte alcuni uomini politici che si professano timorati di Dio ci sottolineano che gli stranieri fanno più figli di noi italiani e c’è in atto un piano per far si che loro ci sostituiscano! Quanti deliri dei cattivi politicanti si inculcano nelle povere menti di alcuni fedeli!

Io, comunque, tassa o non tassa, mi sono sbattezzata e non vengo più annoverata tra gli appartenenti ad una religione che mi è stata imposta (anche se in buona fede) quando ero troppo piccola per capire. Religione che non avrei mai scelto, anche per la considerazione che ha sempre avuto del ruolo della donna.
E qua torniamo a monte di tutto.

Sua Santità, perché non facciamo figli o non ne facciamo abbastanza?
Sono tanti i motivi per cui una coppia può decidere di non farne. Ci sono le condizioni economiche e lavorative svantaggiose che non permetterebbero di far crescere un bambino in modo dignitoso. C’è una società sempre più difficile, competitiva, elitaria che scoraggia chiunque a vivere a cuor leggero e un mondo del lavoro tanto precario da non farci capire cosa faremo tra tre mesi figuriamoci se riusciamo a compiere scelte definitive. C’è la mancanza di una politica sociale che aiuti veramente una famiglia nella crescita di un figlio e che metta sullo stesso piano il ruolo genitoriale materno con quello paterno. C’è una sempre più crescente disillusione sul futuro del pianeta. E se si superano certi scogli magari un figlio si fa, ma uno, perché per due non ci sono abbastanza soldi, oppure la casa è piccola, o ancora la madre resta a casa dal lavoro e quindi non si può permettere un’altra gravidanza e poi un lavoro con due figli piccoli non glielo da più nessuno… E poi c’è anche l’impossibilità fisica di procreare e magari il dolore ci ferisce ogni volta che qualcuno ci sottolinea questa nostra mancanza come se fosse una nostra colpa!
I motivi sono tanti, oppure semplicemente due persone vogliono vivere con altre priorità.

Caro Papa i tempi sono cambiati. Le esigenze anche e le persone hanno modulato i propri ruoli nel mondo. Prima ci si sposava a 18 anni e si facevano tanti figli, magari nelle campagne, perché servivano braccia per lavorare. Le donne stavano a casa. Erano solo mogli, madri, nonne, casalinghe. Non avevano nient’altro. Spesso erano considerate poco più che animali da monta e da riproduzione. Oppure erano le puttane che venivano pagate per far divertire uomini frustrati.
I tempi sono cambiati. Per fortuna. Per lotte. Per meriti. Ci siamo emancipate. Adesso studiamo. Abbiamo sogni e li realizziamo. Abbiamo la possibilità di scegliere e volontà di affermarci anche in campi da sempre considerati maschili.

Noi donne abbiamo scoperto di avere interessi, di avere cervelli, di avere idee, capacità, cultura, passioni. Abbiamo scoperto di essere brave come gli uomini. Intelligenti come gli uomini. Abbiamo scoperto che c’è un mondo fuori dalle cucine e dei reparti maternità. Ci siamo prese i nostri spazi e del tempo per capire cosa ci rende felici… e abbiamo capito che la completezza della donna non è solo nell’essere madri o mogli. Possiamo realizzarci anche fuori dai ruoli in cui ci avete relegate da sempre. Anche da sole.
Non abbiamo ancora raggiunto tutti i nostri obiettivi di uguaglianza e indipendenza; il patriarcato é ancora forte e dominante, ma non ci fermeremo e ogni giorno lottiamo per affermare i nostri diritti.

Io sono una donna senza figli: non sono egoista; non mi sento incompleta; non mi sento colpevole; non provo vergogna; non vado contro natura; non sono, necessariamente, lesbica; non sono immatura; non sono un animale da monta; non ho problemi fisici che ho nascosto dietro una finta scelta; non odio, necessariamente, i bambini e i loro genitori; non cambierò idea quando il ticchettio dell’orologio biologico scandirà il momento giusto; non mi pentirò di non aver figli quando non potrò più averne…

E soprattutto non devo dare spiegazioni né alle amiche con figli, né ai miei genitori, né ai parenti rompiballe, né alla vicina ficcanaso, né ad una società maschilista… né al Papa di turno che ha deciso di rimettere le donne al posto loro assegnato dagli uomini nei secoli dei secoli.

Amen!