Ridurre. Riutilizzare. Riciclare. Impariamo le basi dell’economia circolare e del consumo critico.

Sono molti anni che differenzio i miei rifiuti. Se non ricordo male ho iniziato negli anni ’90 con la comparsa delle prime campane del vetro e della carta. Ero ancora in Toscana. Poi comparvero i cassonetti dell’umido e poi i Comuni si sono, pian piano, adeguati al ritiro porta a porta. Le nostre abitudini sono cambiate ed è diventata una prassi la gita nella discarica comunale per conferire rifiuti più grossi o particolari. Sappiamo più o meno tutto, dagli avvisi comunali e grazie alle varie App su quali siano le grosse categorie di rifiuti: plastica e alluminio, o più comunemente indicato come multipak; vetro; carta e cartone; rifiuti umidi alimentari; rifiuti indifferenziati; pile; lampadine; farmaci scaduti… Tutto ben diviso in sacchi o bidoni ben riconoscibili.
Personalmente sono molto ligia al mio compito di smistatrice e smaltitrice di rifiuti differenziati. Lo faccio con piacere e attenzione. La mia è diventata una missione.

Trovo così naturale compiere questa azione quotidiana. Non la vivo come un peso, una imposizione, ma il genere umano è strano e ho scoperto negli anni che c’è veramente tanta gente che si rifiuta di differenziare i rifiuti. Non vogliono sentir ragioni e vaneggiano tutti all’unisono che un loro conoscente ha un cugino che lavora in discarica e ha detto loro che tanto poi buttano tutto insieme! Che strana società quella piena di cugini di amici che muoiono di infarto dopo i vaccini, lavorano in discarica, allevano bestie felici, oppure lavorano in un laboratorio di immunologia…. e come cantavano Elio e Le Storie Tese “Mi ha detto mio cuggino che da bambino una volta e’ morto.”
Loro non differenziano, buttano tutto nel sacco del secco e se ne fregano. Tanto, che problema c’è! Oppure differenziano, ma lo fanno a casaccio, senza capire la differenza tra contenuto e contenitore o entrano in crisi davanti al packaging in tetrapak del latte. Ho visto gente buttare via un panettone scaduto, ancora incartato nella sua busta di plastica, nel bidone della carta. Quando ho chiesto come avessero scelto proprio quel bidone mi è stato risposto che intorno al panettone c’era ancora la carta appiccicata. Ovviamente aprire il sacchetto e buttare i vari elementi, ognuno al proprio posto, non era una opzione accettabile per loro.
Continuo a non capire perché si ostinino così tanto a non applicarsi in azioni tanto semplici da diventare automatiche!

Anni fa vivevo in una palazzina in cui ognuno faceva un po’ come cazzo gli pareva. A complicare la situazione c’erano due negozi che riempivano sacchi di rifiuti con dentro qualsiasi cosa, senza farsi problemi. Un giorno ci siamo beccati una multa per aver conferito rifiuti non conformi al bidone che ritiravano quel giorno. Se non ricordo male era della carta nel sacco della plastica. Nei giorni seguenti ero stata costretta, più volte, a mettere le mani nei rifiuti per toglier bottiglie di plastica dal bidone del vetro, sacchetti dell’umido dal bidone della carta e via dicendo. Un giorno sono sbottata. Ho allestito due tavolini nel mezzo del cortile condominiale. Ho citofonato a tutti i condomini. Li ho fatti scendere e ho dato loro guanti e sacchi della differenziata. Ho svuotato davanti a loro tutti i bidoni e insieme abbiamo analizzato errori e regole. È stato tutto estremamente difficoltoso, sembrava di lottare contro i mulini a vento! Alla fine sembrava che tutti avessero capito… sembrava!
Per qualche settimana è filato tutto liscio. Poi hanno ricominciato a mischiare le cose, senza metterci la testa! Insomma una causa persa! Ma io continuo imperterrita nella mia missione perchè questo nostro stupendo Pianeta Terra sta soffocando tra i rifiuti e non possiamo stare a guardare.

Quindi, mi rivolgo a voi, paladini dell’indifferenziata! Voi, oltranzisti del sacco unico dei rifiuti! Qual’ è il vostro problema? Non vi piace differenziare? Vi schifa maneggiare i vostri rifiuti? Non capite la differenza tra carta e plastica? Non amate l’odore del cibo che scartate? Oppure non capite l’importanza del riciclo e qual’ è la reale posta in gioco?

Facciamo così. Iniziamo dalle basi, se proprio non ce la fate a differenziare intanto provate ad impegnarvi nel produrre meno rifiuti e iniziate a fraternizzare con alcuni concetti base che potrebbero aiutarci a salvare il pianeta Terra: Ridurre. Riutilizzare. Riciclare. E con essi impariamo le basi dell’economia circolare e del consumo critico.

La riduzione dei rifiuti è un tema fondamentale ed è il primo passo che dobbiamo compiere per affrontare l’emergenza dell’inquinamento. Purtroppo la società in cui viviamo ci ha spinto verso uno smisurato consumismo, spesso di tipo usa e getta, e per stare al passo con i nostri consumi sono state messe in atto modalità di produzione non sostenibili. Il risultato inevitabile è stato il saccheggio delle materie prime e delle risorse e gli scarti, sempre maggiori, stanno riempiendo la Terra. Spesso sono nascosti ai nostri occhi, ma i rifiuti sono ovunque. Abbiamo nascosti i più pericolosi e tossici sotto il tappeto dei paesi poveri, li abbiamo sversati nei fiumi, nei mari e nelle grandi città non riusciamo più nemmeno a raccoglierli dalle strade.

E più consumiamo, più usiamo, più gettiamo e più c’è bisogno di produrre altri oggetti per soddisfare la nostra ingordigia. Estrarre materie prime, produrre, trasportare e distribuire in una economia globalizzata sta avendo un impatto devastante sul pianeta, inquinando, producendo Co2 e contribuendo inesorabilmente al cambiamento climatico. Tuto questo non è più gestibile, nè sostenibile. Serve un cambiamento nelle nostre abitudini, nei nostri stili di vita. Serve una economia circolare che si basi sul consumo critico e consapevole, Servono le 3 R: Ridurre. Riutilizzare. Riciclare.

Prima di tutto, sembra stupido doverlo ricordare, ma è importante capire che non dobbiamo gettare rifiuti per terra, né abbandonare sacchetti pieni di spazzatura ai bordi delle strade. Durante questa infinita pandemia è un pullulare di mascherine abbandonate o buttate in giro, che siano sporche o pulite, che siano volontariamente gettate o scivolate per sbaglio salendo in auto. Sono ovunque! Facciamo più attenzione a queste cose che non sono poi così piccole.

Ridurre.
Bisogna diminuire il consumo di energia e di beni materiali. Io riduco la mia impronta inquinante usando le risorse con buon senso, dicendo no alla plastica e al monouso. Abbassando i livelli di consumo, scegliendo quindi risorse rinnovabili e preferendo oggetti durevoli nel tempo. Dobbiamo far calare lo sfruttamento delle materie prime. Perché comprare acqua in bottiglie di plastica, quando possiamo bere l’acqua del rubinetto di casa e usare borracce quando usciamo? Perché usare piatti o bicchieri usa e getta che sembrano semplificarci la vita, mentre in realtà non si possono smaltire e inquinano? Perché non impariamo a chiudere il rubinetto dell’acqua quando ci laviamo i denti? Perché non preferiamo farci una doccia al posto del bagno in vasca?

Riutilizzare.
É di basilare importanza pensare a processi di trasformazione e al recupero degli oggetti che così smetteranno di essere scarti e torneranno ad essere risorse. Recuperiamo gli oggetti che ci sembrano non più utilizzabili dando loro nuova vita, oppure ripariamo qualcosa di rotto invece di buttarlo. Pensiamo a dei cambi di uso o a piccoli interventi di restyling. Possiamo partire dalle piccole cose: invece di buttare i barattoli di vetro dei sughi, puliamoli e usiamoli come contenitori per ingredienti in cucina, ad esempio la frutta secca. Oppure mettiamoci le viti, i bulloni e tutti quei piccoli oggetti che non sappiamo mai dove mettere. Pensiamo anche più in grande. Possiamo far ricondizionare il vecchio computer portatile o un cellulare che non usiamo più. Il riutilizzo, soprattutto se messo in atto nel caso di oggetti elettronici è molto importante per far diminuire la mole di scarti pericolosi per l’ambiente e parallelamente fa diminuire l’uso di materie prime e risorse energetiche per creare nuovi beni di consumo. E di conseguenza si ottiene una diminuzione dell’inquinamento legato a tutto il processo produttivo.
Facciamo anche in modo che i prodotti tornino ad essere riparabili e che sia conveniente farlo, visto che le case produttrici spingono sempre alla sostituzione dell’oggetto, piuttosto che ad effettuare interventi di manutenzione e riparazione.
Se necessario possiamo anche vendere o donare gli oggetti che a noi non servono più, ma per altri potrebbero avere ancora una utilità. I tuoi figli sono ormai tutti adolescenti e ti sei decisa finalmente a sbarazzarti di passeggini e culle? Donali a qualche centro Caritas, alla parrocchia o a qualche ente che si occupa di persone economicamente svantaggiate.

Riciclare.
E se proprio dobbiamo buttare qualcosa, perché non più recuperabile e giunto veramente a fine vita impariamo a farlo come si deve, in modo da ottenere materie prime secondarie, utili a creare nuovi oggetti. Smistiamo i materiali e differenziamo in base ad essi i nostri scarti. Così da ottenere un ciclo di trasformazione in nuovi materiali, nuovi prodotti, nuovi utilizzi o nuove forme di combustibili. Facendo questo diminuiremo sempre di più i rifiuti indifferenziabili che finiscono nelle discariche e negli inceneritori. E dato che ci siamo, pensiamo a quello che compriamo, evitiamo di acquistare prodotti che non danno indicazioni su come riciclare gli imballi, ad esempio, e chiediamo ai nostri fornitori di prediligere materie prime sostenibili.

Alla fine non è un percorso difficile. Dobbiamo solo prendere dimestichezza con poche e semplici regole.

  • Chiediamoci se ci serve tutto quello che compriamo o se lo scegliamo solo per moda e inutile comodità. Se scegliamo comunque di acquistare compriamo cose a basso impatto ambientale, ad esempio nel campo alimentare preferiamo prodotti di stagione, meglio se locali.
  • Non buttiamo via un oggetto solo perché a noi non serve più, impariamo a donare agli altri che siano parenti, amici o persone bisognose. Ciò vale per i vestiti, i giocattoli, i mobili e gli elettrodomestici. Ciò che per noi è desueto o inutile o privo di valore per gli altri può essere molto importante.
  • Usiamo la creatività per recuperare oggetti vecchi o danneggiati. Un classico esempio è l’intramontabile portapenne realizzato recuperando lattine di alluminio.
  • L’ho già detto e lo ripeterò fino alla noia: evitiamo il monouso. Prodotti per un consumo veloce, ma composti di plastiche che inquinano, soprattutto i nostri mari e sono facilmente sostituibili con oggetti duraturi e sostenibili, oltre che più belli!
  • Acquistiamo cibi sfusi, a peso, evitando più possibile gli alimenti già confezionati nella plastica. Così facendo prenderemo due piccioni con una fava: compreremo solo la quantità che ci serve realmente, evitando sprechi alimentari e non ci ritroveremo la casa (e il pianeta) piena di plastica da eliminare.
  • Compriamo detersivi alla spina, riutilizzando sempre gli stessi flaconi, magari già realizzati in plastica riciclata.
  • Ricominciamo ad usare saponi solidi e indirizzatevi anche verso gli shampoo solidi, sono comodissimi e veramente validi.
  • Evitiamo le capsule del caffè, una inutile moda che vi fa bere cattivo caffè, inquinando tantissimo.
  • Beviamo acqua del rubinetto, o andiamo a riempire bottiglie alle fontanelle che ormai sono presenti in molti Comuni. Se proprio non riusciamo a fare le due cose, possiamo optare per acquistare acqua in bottiglie di vetro, ovviamente col vuoto a rendere.
  • Riutilizziamo involucri, contenitori, barattoli, o qualsiasi altra cosa invece di buttare via tutto. Chi non ha mai fatto stracci per spolverare con vecchie lenzuola? In pratica la via è questa. Lo abbiamo sempre fatto, perché non farlo ancora?
  • Se dobbiamo riporre degli avanzi, evitiamo di coprirli con pellicola trasparente o fogli di alluminio e iniziamo ad usare quei contenitori ermetici che abbiamo dimenticato sul fondo di qualche armadietto della cucina.
  • Utilizziamo le nostre sportine per la spesa. Quelle in tela, in canapa, in juta, in rete di corda o in plastica resistente. Vanno benissimo tutte. Durano una vita, non si sfondano e servono anche in tanti altri modi (per i traslochi sono fondamentali!). Ricordiamoci anche di tenerne un paio sempre in auto, per le spese improvvise.

Cosa c’è di difficile? Niente. Sono solo tante piccole e sane abitudini. E alla fine entreranno nella vostra quotidianità e miglioreranno le vostre vite e si spera anche la vita sul nostro Pianeta Terra, purtroppo agonizzante.