La salma di Selmo.
Triste storia dell’autonomo lombardo.

Selmo Spinelli, uomo devoto alla causa secessionista, era fiero del risultato ottenuto dalla sua Lombardia nell’ultimo decennio.
Era passato qualche anno dal referendum indetto per avviare le richieste sull’autonomia della regione e tanto era stato fatto. Il 22 ottobre 2017 non era stata una data come un’altra, soprattutto per lui. Quello era il momento esatto in cui tutto aveva avuto inizio. Aveva compiuto 18 anni due mesi prima e il suo primo voto era stato proprio quello per l’autonomia. Poco importava se al suo seggio aveva dovuto attendere due ore per votare. No, non c’era coda, ma attendevano il tecnico, perché i tablet non ne volevano sapere di notificare i voti. Suo padre, scherzando, diceva a tutti che erano stati boicottati dai comunisti. Alla fine tutto si era risolto e le persone in attesa erano riuscite a esprimere la loro volontà.

Selmo aveva 18 anni e per tutta la sua infanzia ed adolescenza era cresciuto nel mito della Padania Libera. In casa sua e tra gli amici non si parlava d’altro: indipendenza, autonomia, federalismo e il sogno della secessione.
Il voto fu un successo a metà. Non si arrivò al 40% dell’affluenza, ma la vittoria del “sì” fu schiacciante. Selmo decise, allora, che portare avanti le ragioni di quel “sì” sarebbe stata la sua missione e si iscrisse alla Lega, nel momento delicatissimo in cui si litigava sul futuro del nome del partito. Lui aveva le idee chiare: Lega Nord era e così doveva restare… e perché no, forse potevano puntare alla piena autonomia della Lombardia e tornare ai fasti della Lega Lombarda.

Iscriversi al partito, partecipare alle riunioni della sede locale e poi provinciale lo portò ad avere un bel giro di contatti e a far carriera politica piuttosto velocemente. Il percorso verso l’autonomia non sembrava trovare l’accordo del Governo di Roma e Spinelli portò avanti la corrente secessionista. Dopo anni di battaglie e riflessioni lo Stato Italiano promosse un referendum per concedere alla Lombardia la secessione.
Il 16 maggio del 2021 tutta l’Italia andò al voto e si liberò dal peso della Lombardia con una affluenza record, in controtendenza con l’astensionismo dilagante, del 94%. Il “sì” vinse e l’Italia intera ne fu felice!
Nel 2023 rinacque la Lombardia, con una autonoma al 100% dallo Stato Italiano. Selmo continuò a far politica, tronfio com’era per aver realizzato il suo sogno di ragazzino.

Le cose però iniziarono presto a decadere in quella che, inizialmente, sembrava esser diventata l’isola felice. I soldi dei lombardi rimanevano finalmente, è vero, in Lombardia, ma la gestione faceva acqua da tutte le parti e non si capiva dove finissero realmente quei soldi! Le tasse rimanevano alte e i servizi pubblici stentavano a decollare. In compenso la sanità privata e la scuola privata, che avevano entrambe costi esorbitanti, erano i fiori all’occhiello della nuova Regione-Stato. L’aria, però, era sempre più irrespirabile, perché il partito unico non aveva certo velleità ecologiste, anzi, i verdi e le loro idee strampalate erano sempre state mal viste. Come amavano ripetere loro: “di verde, qua, ci sono solo le nostre camicie e i prati della Brianza!”
Le fabbriche facevano fatica a reperire materie prime a buoni prezzi e vendere i propri prodotti fuori dalla Lombardia sembrava diventato un problema. Per non parlare della mancanza di mano d’opera e dell’aumento dei costi del lavoro. Insomma, era sembrata una bella idea quella di rispedire tutti gli immigrati, regolarizzati e non, fuori dai confini, ma adesso un po’ di braccia in più avrebbero fatto comodo. Insieme agli stranieri, un po’ alla volta, se ne erano andati anche tanti italiani, tornati nelle regioni d’origine… e di turisti non se ne vedeva nemmeno l’ombra.
Per farla breve, girare in centro a Milano a dicembre, mese storicamente caotico tra Sant’Ambrogio e Natale, ricordava molto le città deserte nelle estati del boom economico! Era una regione abbandonata a se stessa, che poi era quello che avevano sempre voluto, o no?

A dieci anni dal referendum del 2017 in Lombardia la situazione non era per niente buona, la tanta ricchezza promessa, staccandosi da Roma ladrona, non era arrivata e la decisione di tornare alla lira aveva completamente destabilizzato l’economia della regione.
Nelle elezioni del 2027 Spinelli fu snobbato dagli elettori stanchi, delusi e ormai impossibilitati a tornare indietro, ma decisi a farla pagare a chi li aveva illusi, circuiti e traditi. Fu accusato di aver portato al tracollo l’economia lombarda e ciò decretò la fine della sua carriera politica e così Selmo dovette trovarsi un lavoro vero.
Si rifugiò allora nelle sue due passioni: l’automobilismo e la fotografia. Ricordava con estrema nostalgia i gran premi che si disputavano nella sua amata Monza, ma con la secessione la gara era rimasta sul territorio nazionale e veniva disputata, con enorme successo di pubblico, sul circuito del Mugello, da ben quattro campionati.
In questi anni, l’Italia si era ripresa tante così, non solo la gara automobilistica per eccellenza. Senza il fardello della Lombardia e del Veneto, che aveva seguito di due anni l’iter lombardo, l’Italia era rinata. Soprattutto le regioni del Sud rialzavano la testa, libere dallo sfruttamento che le industrie facevano del territorio e delle sue materie prime e rifiorivano economicamente, così come i loro campi, liberi dal giogo dello smaltimento illegale dei rifiuti, stoccati lì dalle regioni secessioniste.

Selmo, che non aveva mai manifestato la necessaria lucidità di analisi della cause ed effetto delle sue scelte politiche e non era, neppure, dotato di grosse capacità organizzative, senza rifletterci abbastanza, prese la sua decisione: sarebbe diventato fotografo sportivo. Purtroppo in Lombardia non c’erano più circuiti e non c’erano più gare da seguire e lui fu costretto ad andare a lavorare all’estero, in Italia.
Spinelli e i suoi amici di partito avevano fatto di tutto perché ciò che guadagnava un lombardo rimanesse in Lombardia e che le tasse pagate venissero spese, solo, per la Lombardia, perché non era un problema loro aiutare le regioni che sperperavano. Adesso Selmo dovette, però, scontrarsi col rovescio della medaglia: tutto ciò che guadagnava fuori dalla sua Lombardia, veniva tassato, anche, fuori dalla Lombardia.

Selmo arrivò al Mugello non si sa bene come, visto che era sprovvisto di un normale permesso di soggiorno, che, invece, avrebbe dovuto richiedere insieme alla domanda di accredito alla gara. Fermato per un normale controllo dalla stradale, sulla Provinciale che da San Piero a Sieve lo avrebbe condotto a Scarperia, fu scoperto e portato in commissariato, dove venne interrogato sulle sue intenzioni e sulla ragione del suo viaggio. Gli fu, infine, concesso un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, della validità di tre giorni. Autorizzazione che dovette pagare a caro prezzo con un cambio lira-euro che rasentava lo strozzinaggio. Dovette, anche, pagare una tassa di ingresso in Italia, corredata da una multa salatissima, perché non aveva dichiarato la sua nazionalità al momento della prenotazione dell’albergo, al cui costo dovette aggiungere, pure, la tassa di soggiorno, aggravata dall’extra-comunitarietà. Trovandosi chiaramente di fronte ad uno sprovveduto, o ad uno che si fingeva tale, lo informarono anche sulle norme in vigore in materia lavorativa: agli stranieri irregolari come lui era concessa la possibilità di lavorare e soggiornare, ma avrebbe dovuto lasciare nelle casse italiane il 40% di quanto guadagnato. Al suo weekend di lavoro dovette annoverare, quindi, una lunga serie di dazi che sembravano riguardare qualsiasi cosa toccasse, bevesse, mangiasse o anche solamente guardasse… aveva, persino, il timore che gli chiedessero anche una percentuale a respiro e, per non sbagliare, ogni tanto tratteneva il fiato. Forse c’era anche una tassa sui pensieri, ma nel suo caso ci sarebbe stato ben poco da pagare…

Inutile dire che nessuno volle comprare le foto di un immigrato, e tanti colleghi lo guardavano con sospetto, perché era lì a rubare il lavoro a chi era nell’ambiente da anni, offrendo, tra l’altro, i suoi servizi fotografici a prezzi da fame! L’ambiente ricco dell’automobilismo è sempre stato un po’ snob e poco aperto agli estranei, figuriamoci un immigrato che veniva lì ad elemosinare un tozzo di pane! Come possibile fonte di guadagno gli restava, quindi, solo il Corriere Lombardo, col quale aveva siglato un accordo e a cui mandò una mail con alcuni scatti, pagando a caro prezzo la connessione internet dell’autodromo. Ovviamente dovette subito mettere in conto che le 100.000 lire che gli dava il giornale per il suo lavoro sarebbero state tassate prima dallo Stato Italiano, dopo una sconveniente conversione in euro, e poi dalla Lombardia. Non gli sarebbe rimasto niente in mano.

Quando le cose vogliono andar male, poi vanno anche peggio. Nel viaggio di ritorno, percorrendo una strada statale, per non dover pagare anche i dazi autostradali italiani, la sua auto improvvisamente si ammutolì e lo lasciò a piedi, alla periferia di Fidenza. Non avendo più soldi per chiamare un meccanico o un carro attrezzi, abbandonò lì il mezzo e si incamminò a piedi sperando che qualcuno lo caricasse in auto per portarlo almeno fino al confine.
Si fermarono due ragazzi, sorridenti, che gli chiesero se potevano aiutarlo ed erano disposti a portarlo fino alla dogana in uscita dall’Italia. Di più non potevano fare, erano due ragazzi Eritrei, immigrati e, quindi, non ben accetti in Lombardia.
Selmo Spinelli era un uomo di principio. Fermo sui suoi ideali. Rifiutò il passaggio, infastidito dalla felicità che vedeva negli occhi dei due. Ridevano forse di lui? E come si permettevano di importunarlo? Lui non aveva bisogno del loro aiuto. E come facevano ad avere un’auto? Sembrava pure nuova… forse rubata… forse erano anche gay… forse lo avrebbero derubato… e avrebbero potuto abusare di lui…

Continuò a camminare, sotto il sole caldo di un luglio afoso, carico come un mulo di bagagli e attrezzatura fotografica, imprecando ed insultando tutto e tutti. Maledisse le auto, le strade, l’Europa, l’Italia, gli italiani, gli immigrati, gli omosessuali, le donne, le tasse, gli euro, i comunisti, le regioni rosse, l’inospitale Toscana, che gli aveva prosciugato il portafoglio in soli tre giorni e l’Emilia, colpevole di avergli guastato la macchina per chissà quale accordo con i meccanici di zona. Eppure dovevano essere rispettosi verso uno come lui, visto che da ragazzino aveva portato soldi, ogni estate, in quei luoghi, andando in vacanza con la famiglia sulle coste della Versilia, prima, e con gli amici sul litorale romagnolo, poi!
Il suo ultimo pensiero fu per i suoi compatrioti, per i poveri lombardi, da sempre sfruttati e spremuti dall’industria del turismo italiano!

Lo trovarono il giorno dopo, morto, in un fosso a bordo strada. Il medico legale constatò che era deceduto per infarto e portava i segni di una forte disidratazione, affaticamento e un ghigno disumano sulla faccia.

Di lui, in Italia, resta un trafiletto sul giornale locale:

“Immigrato economico, con permesso di soggiorno scaduto, trovato morto sulla Via Emilia.
Selmo Spinelli, ventinovenne, nato a Monza (Mi) Italia, il 22 agosto 1999, residente in via Padania Liberata, 48 a Monza (Mb) Lombardia, è deceduto per cause naturali, lo scorso 10 luglio sulla Strada Statale 9 Emilia, tra Fiorenzuola d’Arda e Fontana Fredda, in provincia di Piacenza.
Alcuni testimoni lo avevano visto camminare sulla strada e si erano offerti di aiutarlo, ma erano stati respinti in maniera aggressiva dall’uomo, descritto come litigioso, ostile, visibilmente affannato e in difficoltà.
La famiglia, avvisata dell’accaduto, si assumerà l’onere di pagare la tassa del rimpatrio della salma.”

 

(c) Tutti i diritti sono riservati.