Diario di un femminicidio

7 luglio 2010
Mi chiamo Monica e oggi è un giorno speciale. Finalmente divento maggiorenne. Stasera esco con le amiche per festeggiare. Andiamo in un locale molto carino e mamma per l’occasione mi ha regalato un vestito verde acqua, il mio colore preferito. Papà dice che è troppo corto. Non capisce che non ho più 8 anni! Per lui ho sempre troppo trucco; le gonne sono troppo corte; i pantaloni troppo stretti; la pancia troppo scoperta; i capelli troppo rasati… è il suo modo di proteggermi, ma ormai sto crescendo e sono troppo felice. È estate, sono stata promossa al quinto anno di liceo, tra un po’ prenderò la patente e sarò finalmente libera e autonoma!

8 luglio 2010
Ho 18 anni e un giorno. Ho mal di testa per i troppi cocktail e il poco cibo. E forse ho un ragazzo.
Ieri sera finalmente sono riuscita a parlare con Luca. Quello che mi piace dal primo giorno del primo anno delle superiori. Il mio amore segreto. Mi sono buttata e se non lo facevo ieri sera non ne avrei più avuto occasione. Lui ha appena fatto la maturità e il prossimo anno a scuola non lo avrei più visto. Sinceramente non ho capito chi dei due ha preso l’iniziativa, ma alla fine della serata lui mi ha accompagnato fino sotto casa e mi ha baciata davanti al portone. Come in una favola. Come nei film americani. Sono proprio cotta. Oggi ci vediamo ancora.

7 luglio 2011
Oggi è il nostro primo anniversario. Ovviamente è anche il mio compleanno, ma questo passa in secondo piano perché non sono più da sola. Adesso siamo io e Luca. Una coppia. Stasera festeggiamo da un amico di Luca che ha casa libera. Non credo siano molto amici, però. Hanno appena litigato perché Samuele mi ha fatto un complimento, per come mi ero truccata, dicendo alla sua ragazza che vorrebbe vedere anche lei un po’ più femminile. Serata rovinata. Luca mi ha spedita in bagno a struccarmi e loro sono di là che si insultano. Non sapevo che Luca fosse geloso. Bene. Mi fa piacere. Mi sento lusingata. La gelosia è la misura dell’amore, no?

7 luglio 2013
Non avevo mai passato il compleanno al Pronto Soccorso! Buon ventunesimo compleanno cara Monica! Stasera ho litigato con Luca, sotto casa mia. Mi aspettava con la moto per andare a cena e io sono arrivata con il mio bel vestitino a fiori, leggero e svolazzante. Effettivamente non era l’ideale per andare in moto. Tutti mi avrebbero visto le gambe e il sedere. Forse erano meglio i jeans. La gelosia di Luca si è fatta sentire un’altra volta. Mi ha detto che non posso sempre vestirmi come una puttana. Io mi giustificavo. Mi scusavo. Lui mi teneva per le mani. Io volevo liberarmi dalla presa e mi divincolavo. Poi, non so bene come sia successo, son caduta per terra, sbattendo la testa contro il muretto del cancello. No, non mi ha spinta lui. Non lo farebbe mai. L’ho detto anche al medico qua in ospedale. Deve avermi lasciato improvvisamente le mani, mentre mi spingevo indietro e, maldestra come sono, son finita giù. Comunque nessun danno permanete. Solo un bel giramento di testa.

7 luglio 2015
Oggi festeggio 23 anni! Il mio primo compleanno da donna sposata. Luca stasera ha cucinato per me. Io vomiterò la cena, a più riprese, fingendo di dover andare spesso in bagno per colpa della mia solita cistite.
La gelosia di Luca aumenta di giorno in giorno. Mi vede così bella che pensa che gli altri siano tutti lì a pensare a me e a provarci con me. E mi vuole tutta per sé e sempre con sé. Io ho ridotto al mimino le uscite con le amiche che ormai vedo, praticamente, solo quando vengono da me in negozio a farsi i capelli. Ormai indosso pantaloni larghi e ho messo via gonne corte e leggins così nessuno mi guarda le sue tanto amate gambe. Purtroppo capita lo stesso che io debba parlare con altri uomini e pochi giorni fa mi son beccata uno schiaffone perché facevo la carina con il fidanzato di mia sorella Clara.
Ma sto facendo il possibile per diventare invisibile agli occhi degli uomini. Lo faccio per Luca, per il mio amore. Se dimagrisco fino a far sparire le curve, se il seno si fa più piccolo, le cosce si assottigliano fino a fare il pari col punto vita, se divento più mascolina, se invece della carne sensuale si vedono le ossa, se il mio fisico torna a somigliare a quello di una bambina, magari lui è più felice. E quindi lo sarò anche io.

7 luglio 2016
Anoressia nervosa. Questa diagnosi mi accompagna da mesi. Oggi nella clinica in cui mi pesano, misurano e, forse curano, un giorno a settimana mi hanno imposto di mangiare una fetta di torta. Sopra c’è una candelina. Tanti auguri a ciò che resta di me! Ho sempre pensato che ad essere anoressiche fossero solo le modelle che per contratto devono infilarsi in minuscoli tubini taglia tripla s. Invece anche una come me può diventarlo. Eppure non mi sento malata. Sono felice.
Sono solo un po’ debole e talmente magra che quando cado o sbatto mi ammacco e rompo più di una persona in carne. Infatti ho il corpo pieno di lividi e anche la faccia è tumefatta. I medici dicono che sembrano segni di pugni e calci. Io nego. Anche Luca ha spiegato loro che sono sempre stata così distratta da inciampare ovunque e cado con una frequenza pazzesca. Come il mese scorso quando, discutendo con Luca, son volata giù dalle scale del soppalco. In ospedale, dove ero andata in seguito alla caduta, a farmi ridurre la lussazione della spalla, mi chiesero se qualcuno mi avesse spinto. Ma come potevano anche solo pensare che mio marito potesse fare una cosa simile…

7 luglio 2017
Il regalo per il mio compleanno numero 25 è un test di gravidanza con responso positivo! Che tempismo. Proprio adesso che avevo trovato il coraggio di lasciare Luca. A maggio me ne sono andata. Vivevo a casa dei miei, felici di avermi di nuovo con loro. Poi, dopo settimane di silenzio, una sera me lo sono trovato davanti, nel cortile del palazzo. Mi diceva, piangendo, che mi amava e non poteva vivere senza di me. Che era cambiato. Io non volevo cedere. Non volevo che mi toccasse. Con una scusa riuscì ad entrare in casa. Non c’era nessuno. Voleva baciarmi. Io non volevo. Lo fece comunque. Voleva fare l’amore. Io non volevo. Lo fece comunque. Io piangevo.
La sera stessa siamo tornati a vivere insieme. Dopo tutto lui mi ama.
Adesso questa novità ci serviva proprio. Aspetto un figlio. Lo tengo. Mi proteggerà. Luca non mi farà mai più del male. È diverso adesso. Adesso che diventerò madre. Un figlio è quello che mancava al nostro rapporto per farlo funzionare meglio.

7 luglio 2018
Oggi avrei compiuto 26 anni. Oggi sarei stata una madre felice. Aspettavo una bambina. Giorgia avrebbe avuto poco più di 3 mesi, ma non è mai nata. Certo, avrebbe trovato un bel mondo di merda ad accoglierla. Con un padre violento e una madre talmente cieca da non vedere dove la stava conducendo quell’uomo, avrebbe dovuto guardarsi le spalle da sola. Costantemente. Una femmina da sola in una società maschilista. Un incubo, comunque.
Giorgia non è mai nata perché Luca ha deciso che io e lei dovevamo morire.
Lo ha fatto perché, quel giorno, gli ho detto che ero stanca di tutte le botte prese negli anni d’inferno trascorsi al suo fianco e che volevo lasciarlo. Sul serio. Perché dovevo difendere la vita che cresceva in me. Perché mi aveva picchiata anche se ero incinta. Perché appena ho scoperto che era femmina ho deciso che lei non avrebbe subito quello che era toccato a me. Dovevo spezzare la catena.
Lui non era d’accordo con me, all’inizio. Poi ha sorriso. Mi ha abbracciato. Forse lo stavo convincendo a lasciarmi andare… Poi ho sentito la lama, fredda, lacerante. Entrava e usciva più volte nella carne. Nei muscoli. Nelle vene. Era fredda e poi calda. E il dolore mi lasciava senza fiato. La pancia trafitta. Giorgia che se ne andava e io con lei.
Voleva uccidere lei, perché mi allontanava da lui e voleva uccidere me, perché sentiva che non ero più sua. Due vittime in un corpo solo.

Sono stati anni di violenze psicologiche che avevano annientato la mia personalità e la mia gioia di vivere; anni di maltrattamenti e abusi fisici, sempre più pesanti, che avevano minato il mio sempre più fragile corpo; anni di paura e bugie, dietro cui nascondevo le brutalità subite. Ho commesso un grande errore. Volevo credere all’amore ad ogni costo. Pensavo che lui agisse per amore e mi convincevo che, in qualche modo, fosse mia la colpa, che fossi io a provocare le sue reazioni e lui non poteva fare altro che punirmi. Pensavo che con il mio amore lo avrei cambiato, ma non siamo in un film sentimentale, né in una favola della Disney. Non siamo tutti principesse e principi. Ci sono anche gli orchi. Ho baciato il mio rospo a 18 anni e non è diventato un principe azzurro, ma il drago che prima ha incenerito i miei sogni di adolescente romantica, e poi me.

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